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IL SABBA DEI ROSPI al laghetto di Sant Agostino (Valsesia)

L’escursione al laghetto di Sant Agostino, poco distante dai centri Valsesiani di Quarona e Roccapietra, è sicuramente di interesse scientifico-naturalistico ma offre altresì spunti di carattere storico per la presenza dei ruderi dell’antico castello d’Arian (sec. XI) e leggendario, per la toponomastica dei luoghi (bunda tuppa, saas di strij, saas baceja). 

Il percorso, che si snoda in un ambiente di completo isolamento, suscita sensazioni di inquietudine, soprattutto se percorso di notte.  Se invece si effettua l’escursione nel periodo del terzo plenilunio, si potrà osservare lo spettacolare fenomeno del raduno annuale di alcuni anfibi dell'ordine degli Anuri (Rana temporaria, Rana dalmatina e Rana esculenta), ma soprattutto del Rospo comune (Bufo bufo): migliaia di rospi in accoppiamento ascellare e cordoni gelatinosi lunghi tre-quattro metri contenenti sino a cinquemila uova depositate dalle femmine che daranno origine alle larve (girini).

Siti di osservazione

La “bunda tuppa” L’itinerario che conduce al laghetto si snoda attraverso la “bunda tuppa”: in dialetto Valsesiano significa la valletta buia. Bunda, piccola valletta; tuppa, buia.

Il “saas di strij” Il “saas di strij”, il sasso delle streghe lo si incontra dopo pochi minuti di cammino  nella “bunda tuppa”.

La leggenda racconta di streghe, spiriti e folletti che si riunivano sul masso erratico, ogni martedì di luna piena, per celebrare i riti satanici.

“L’ava corna” La risorgiva del laghetto di Sant Agostino sgorga ai piedi del sasso delle streghe e di conseguenza non poteva non essere nominata l’ava, (l’acqua) corna, interpretazione di acqua infernale, diabolica, in quanto proveniente dalle viscere della terra.

Il “saas d’la baceia” Questo enorme masso dalla sommità piatta rassomiglia alla baceia, recipiente in legno che serviva per raccogliere le granaglie. La leggenda recita che il masso sia stata l’Ara dei Druidi. Sulla sommità vi sono incise nella roccia delle coppelle utilizzate per i riti profani.

Il laghetto S. Agostino Ha una lunghezza di circa trecento metri, una larghezza di circa cinquanta metri ed una profondità tra i tre e i cinque metri. Non sono visibili né immissario, né emissario.

Il motivo che rende il laghetto conosciuto in tutta la Valsesia, ma non solo, è l'enorme quantità di rospi che popolano le acque nel periodo compreso, secondo la tradizione popolare, tra la domenica delle Palme ed il mercoledì Santo. In realtà, il ritrovo dei rospi provenienti dalle aree circostanti per la riproduzione dipende dall'avanzamento della stagione, solitamente avviene nella settimana del terzo plenilunio e dura circa quindici giorni, dopodiché i rospi tornano ai loro luoghi d'origine lasciando le uova nell'acque del lago dove si schiuderanno lasciando uscire i girini.

La cappella di Sant Agostino Secondo la leggenda, Sant Agostino si adoperò per convertire gli Ariani della Valsesia.

Il castello d’Arian Storicamente si sa poco o nulla di questo castello. Alcuni studiosi, per via del suo nome, ipotizzano che sia stato degli Ariani nel IV sec. Ipotesi giustificata dal nome dato al laghetto e alla cappella, poiché, come già citato,  proprio Sant' Agostino si adoperò per convertire gli Ariani in Valsesia.

Tuttavia, si ritiene più attendibile l’ipotesi che nel 1300, i Conti di Biandrate per mantenere il dominio in Valsesia cercarono rinforzi negli eretici gazzari o dolciniani, offrendo loro la possibilità di dimorare nel castello.
Ora sono visibili pochi ruderi di muri perimetrali, della cisterna di raccolta dell'acqua piovana e del pozzo. Alcuni studi attestano che il pozzo fosse collegato con il lago attraverso un cunicolo sotterraneo e per mezzo di argani pompavano l’acqua al castello. A confermare questa tesi, una antica presa d'acqua situata sulla sponda del lago.

La leggenda, invece, come spesso accade, racconta  di una botte d’oro in fondo al pozzo.

ITINERARIO

Da Quarona, nei pressi del campo sportivo, diparte il sentiero 732 che s’ inoltra, direzione Nord,  tra il monte Tucri a destra e i rilievi dei Poggi Roncacci e Pianale a sinistra.

Dopo circa 10 minuti di cammino, s' incrocia la strada che conduce, prima a Cascina Baroni, poi ad una vecchia cava: la si percorre sino al suo termine, dove inizia il sentiero 624 che, per pietraia, sale nella stretta e buia valletta, la “bunda tuppa”. Altri 15 minuti circa.

In breve si giunge ad un masso di roccia, il “Saas di strij”, posto a destra del sentiero: alla sua base sgorga la risorgiva del laghetto di Sant Agostino formando un piccolo stagno: “l'ava corna”.

Proseguendo sul sentiero in lieve salita, si giunge al lato meridionale del laghetto: tenere la destra, costeggiandone la sponda Est. Al termine del laghetto, il sentiero continua pianeggiante e dopo pochi minuti di cammino, si scorge sulla sinistra un masso erratico alto circa tre metri, il “Saas d’la baceia”. Continuando, sempre su sentiero pianeggiantte, si giunge in breve alla cappella di Sant Agostino, dove una bella area attrezzata a pic nic invoglia al ristoro.

Ripercorre a ritroso l’itinerario sino all’inizio del laghetto (lato occidentale) e prendere il sentiero di destra, che in dolce salita conduce sulla dorsale del Poggio Cerej, dove si trovano i resti del castello d’Arian.

DISCESA

Dal castello, scendere a mezza costa (lato laghetto Sant Agostino), trascurando il sentiero 731 che sale al Poggio Cerej. Dopo pochi minuti si incrocia il sentiero percorso in salita, all’inizio del laghetto (lato meridionale). Seguirlo a ritroso sino alla base di partenza.

NOTE TECNICHE

Sentiero                      732 - 624

Difficoltà                     E (Escursionistica)

Tempo percorrenza   h. 1,00 dall’inizio “Bunda Tupa” alla cappella S. Agostino

Dislivello                      mt. 100 circa

 

Abbigliamento 

Non è necessario abbigliamento tecnico.

Attrezzatura 

Utili bastoncini da trekking.


* Per maggiori informazioni scrivere a gaevalle@gmail.com

 

 

Il laghetto salendo al castello d'Arian 

Saas d’la baceia
 
Il laghetto visto dalla cima Pianale

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