Passa ai contenuti principali

LA MIA MOROSA ARRAMPICA DA PRIMO

Quando si parla del “Sessantotto”, s’intende quel movimento che si sviluppava a cavallo degli anni ’70, distinguendosi per le lotte politiche, le contestazioni, le trasgressioni. Anni di rivoluzione. Anni dalle tinte forti. 
Anche l’alpinismo intraprendeva la sua rivoluzione, grazie al “Nuovo Mattino”, che segnava la rottura con il passato. 
Come dai movimenti studenteschi - i principali animatori delle lotte politico-sociali - sorgevano i movimenti extra-parlamentari, Potere Operaio e Lotta Continua, così dalle intuizioni e ricerche di Gian Piero Motti, germogliava il “maggio alpinistico”, concretizzatosi nel Circo Volante di Torino e nei Sassisti di Sondrio.  
Se  “Il Manifesto” era la rivista di contestazione ad una  società vecchia, “I Falliti”, l’articolo di Gian Piero Motti, diventava il manifesto del “Nuovo Mattino”, che sovvertiva i dogmi dell’ambiente alpinistico. 
Dalla dialettica interna del PCI, tra politica riformistica e ideologia della rivoluzione, scaturiva la cultura per un ritorno alla purezza originaria e alla teoria rivoluzionaria di Marx e Lenin. 
Toni Negri, Oreste Scalzone, Franco Piperno in Potere Operaio e Adriano Sofri in Lotta Continua, erano i protagonisti di un periodo che sarebbe sfociata  nella lotta armata. 
Per i giovani ribelli del mondo alpinistico, la rivoluzione era possibile allontanandosi dalla tradizione. La lotta con l’alpe, l’equazione montagna uguale a sofferenza, la conquista della vetta, le gerarchie, erano zavorre di cui liberarsi per poter esplorare nuovi orizzonti, per vivere “Nuovi Mattini”.
Gian Piero Motti, Ugo Manera e Gian Carlo Grassi (1946 - Monte Bove, 1991) sul Caporal e il Sergent; Ivan Guerini, Giuseppe “Popi” Miotti e Jacopo Merizzi al Precipizio degli Asteoridi in val di Mello; Tiziana Weiss (1952 - 1978) ed Enzo Cozzolino (1948 - Monte Civetta, 1972) nella terra che era di Comici ed altri sognatori, esprimevano il rinnovamento tracciando nuove vie, dai nomi trasgressivi: “Sole Nascente”, “Alba del Nirvana”, “Cannabis”, “Jimmy Hendrix”, “Adrenalina”, “Oceano Irrazionale”, … 
Lontani dai grandi centri urbani, la contestazione del ’68 veniva vissuta da spettatori.
Nell’ambiente alpinistico delle valli montane, il “Nuovo Mattino” non veniva nemmeno percepito. La brezza del rinnovamento si intuiva, forse, nella lettura di articoli sulle riviste di montagna.
Fu proprio su una rivista che scoprii le guglie delle Calanques a picco sul mare, così attraenti e provocatorie emanavano il fascino della nuova filosofia. Con l'amico Tiziano, organizzammo una “spedizione” per le vacanze di Pasqua con ragazze al seguito. Giunti in terra di Provenza, la realtà superava la nostra immaginazione: il bianco calcare delle rocce, le acque smeraldo dei calanchi, la brezza del mare, le fraganze della flora, inebriavano ancor prima di giocare sulla Grande Chandelle, alla Siréne, ... 
Al mattino si arrampicava, al pomeriggio il bagno con fricchettoni di diverse nazionalità: un sogno, ... il "Nuovo Mattino"!
Ritornammo dalle Calanques entusiasti. Rinnovati nella visione di vivere la montagna, decidemmo di ripetere l'esperienza francese in Medale, liberando lo spirito leggero sulle vie Taveggi e Bonatti.
 
Nessuna levataccia per la partenza: avevamo tutto il tempo per raggiungere Lecco, salire lo zoccolo che porta all'attacco dello spigolo Bonatti, godere i passaggi aperti dal mito dell'alpinismo e rientrare all'osteria del Medale per la cena e il pernottamento. 
Il giorno successivo, quando attaccammo la via Taveggia eravamo soli, ma quando giunsi alla sosta, colsi anche una voce femminile nel chiaccherio alla base e pensai: "Oh, finalmente una ragazza che arrampica". Le lunghezze di corda si susseguirono con magnifica arrampicata, mai sostenuta. Poi, all'uscita di un tiro particolarmente faticoso, ancor prima di ancorarmi alla sosta - forse per scaricare la tensione - mi voltai e gridai a Tiziano "sono fuori". Di rimando, replicò: "mahhh nooo".
Quando il compagno mi raggiunse, chiesi spiegazione dell’esclamazione, e Tiziano rispose: “il tipo in cordata con la ragazza, la “menava” che la morosa arrampica forte, non ha problemi sul quinto, e bla, bla. Spazientito, gli ho detto di guardare su nel diedro, dove arrampicavi con i capelli al vento e ho aggiunto: la mia morosa, invece, il quinto lo fa da primo! Ma voltandoti hai mostrato la folta barba e la tua identità maschile, smascherando la mia burla ... al che, per rintuzzare la mia affermazione, mentre mi avviavo ad arrampicare, con sarcasmo e storpiando la parola, ho esternato "noi siamo gaiii".
Sull’onda lunga di quanto vissuto in Francia, le manifestazioni Tizianesche si erano spinte oltre il "Nuovo Mattino" …







En Vau.





Arête de Marseille

Tiziano in Calanques


Medale


Gae in Medale

Gae in arrampicata

Commenti

Post popolari in questo blog

MONTE OLIMPO

L’Olimpo, considerato dagli antichi greci la dimora degli dei, è la montagna più alta e maestosa della Grecia.  Cima Mytikas (mt. 2917), la più elevata, è situata tra cima Stefani (mt. 2905) a Est e cima Cima Skala (mt. 2886) a Ovest; oltre, sempre in direzione Ovest si erge Cima Skolio (mt. 2911), seconda vetta per altitudine. AVVICINAMENTO Da Salonicco, imboccare l'autostrada direzione Atene, uscire a Litohoro e continuare per circa 16 Km. su strada di montagna sino alla località Prionia (mt. 1100).   (C’è solo un ristoro dove ci si può rifocillare prima di iniziare l’escursione).   DESCRIZIONE A) Il percorso sino al rifugio Spilios Agapitos (mt. 2100) è ben segnalato: all’inizio su ampia mulattiera, poi su agevole sentiero con tratti pianeggianti e salite mai particolarmente faticose. Una piacevole camminata quasi sempre all’ombra della fitta vegetazione. (Ore 2,00 / 3,00)   B) Dal rifugio, su sentiero sempre ben evidente, si perviene dopo circa 1 h...

DUE RAGAZZI E UN PAIO DI SCARPONI

Tutte le domeniche, Tiziano mi vedeva  con pantaloni di velluto alla zuava, piccozza e sopra lo zaino, la corda. Non per esibizionismo, semplicemente il piccolo La Fuma rosso non era sufficientemente capiente. Tiziano era uno dei ragazzi, con cui giocavo a pallone nel prato adiacente alle palazzine. Un giorno, durante una partitella, mi chiese della mia passione per la montagna ed espresse il desiderio di aggregarsi per provare l’ebbrezza dell’arrampicata. Nonostante avessi un curriculum limitato a qualche salita per via normale sui 4000 del Rosa e ad un paio di creste di terzo grado, sempre aggregato ai “vecchi” del CAI, progettammo di andare alla Torre delle Giavine, un monolito alto novanta metri con tre vie di difficoltà fino al quinto grado superiore e artificiale. Per l’avventura dovevamo procurarci due corde, necessarie per la discesa in doppia, e un auto per raggiungere Boccioleto, piccolo comune della Val Sermenza dove si erge la Torre delle Giavine. Possedev...

ANNI '70 Torre delle Giavine (Valsesia) dove arrampicarono i grandi dell'alpinismo